Dici Venzone e pensi terremoto. Dici Friuli e pensi alla ricostruzione realizzata pietra per pietra. Nel maggio e nel settembre 1976 tre forti scosse di terremoto scuotevano la terra friulana portando morte e distruzione. Una vecchia traccia audio effettuata la sera della prima scossa ha registrato gli attimi in cui il sisma si verificava. Mario Garlatti, un ragazzo diciottenne di Udine, stava riversando ‘Wish you were here’, l’album dei Pink Floyd, da un giradischi ad un apparecchio mangiacassette portatile. La musica del gruppo prog inglese scorreva lenta sul vinile. Ascoltando quell’audio si sente la riproduzione di “Shine on you crazy diamond” ma si verifica un intoppo. La puntina comincia a saltare improvvisamente seguendo le onde dell’Orcolat e, pochi secondi dopo, la musica si interrompe. 

VENZONE, SIMBOLO DELLA RINASCITA POST TERREMOTO

È andata via la luce. Il microfono incorporato nel dispositivo a batteria continua a registrare e dalle note dei Pink Floyd si passa alle voci concitate di una famiglia che si cerca e si chiama. Si sentono i nomi dei bambini e si avverte la febbricitante paura che passa nei corpi e nel sangue di quelle persone. Dopo questa scossa di maggio ne seguiranno altre due in autunno. Ciò che a Venzone era rimasto in piedi prima venne distrutto dopo.

Da allora Venzone è diventato il simbolo della rinascita e della ricostruzione esemplare tanto da essere diventata agli occhi di tutti un modello di restauro per le opere post sisma. Grazie a questi interventi, messi in atto subito dopo il terremoto e proseguiti negli anni, questa cittadina è riuscita ad entrare recentemente nel novero dei borghi più belli d’Italia. Dai cumuli di macerie, quindi, si è passati ad una ricostruzione precisa e minuziosa (detta anastilosi) di ogni palazzo e chiesa del centro storico crollati durante il sisma. La costituzione di un comitato che si occupò da subito del recupero dei beni culturali consentì dai primi giorni di ritrovare parti di fregi, bifore e portali. Con l’aiuto di grafici e di piantine si cominciò a lavorare alla ricomposizione a terra dei conci e successivamente si passò alla ricostruzione fedele di ogni singolo edificio che costituiva il patrimonio artistico, storico e culturale del borgo.

Venzone. Il Palazzo del Municipio

Venzone. Il Palazzo del Municipio

Venzone, in passato, costituiva un punto importante per l’esercito romano perché si trovava lungo la via Julia Augusta, strada di collegamento tra la città di Aquileia e l’area danubiana del Norico (oggi comprendente l’Austria centrale e parte della Baviera). Il suo territorio veniva utilizzato come statio dai Romani, ossia come punto di controllo e di guardia per le truppe che si trovavano a controllare i confini. Situato vicino al confine sloveno e a quello austriaco, il paese viene citato per la prima volta in un documento ufficiale del 1001 e nel corso della seconda metà del XIII secolo viene fortificato con una doppia cinta muraria esagonale dotata di torri. Nel 1420 entra a far parte della Repubblica di Venezia, seguendone il corso storico con il conseguente passaggio all’Austria subito dopo il Trattato di Campoformio (1797).

Duomo di Sant'Andrea Apostolo, l'edificio simbolo del terremoto e della ricostruzione

Duomo di Sant’Andrea Apostolo, l’edificio simbolo del terremoto e della ricostruzione

Il centro storico di Venzone è davvero caratteristico e ricco di suggestione. Passeggiare attraverso le sue vie e le sue strade consente di trascorrere una giornata piacevole e permette di immergersi in un’atmosfera di altri tempi. Dopo avere oltrepassato la Porta di Sotto si entra nel cuore del borgo e si incontrano diversi edifici antichi tra i quali la Casa Marcurele (XII secolo), palazzo Zinutti (XIII secolo) e il palazzo degli Scaligeri (XIV secolo) ma è il Duomo di Sant’Andrea Apostolo, l’edificio simbolo del terremoto e della ricostruzione, ad attirare l’attenzione. Venuto giù insieme al suo campanile dopo le scosse del settembre 1976, anche questo edificio sacro venne ricostruito utilizzando la tecnica dell’anastilosi. Di cosa si tratta? Attraverso il recupero, la numerazione e la ricollocazione delle pietre e dei conci originali si è in grado di ricostruire un edificio così come era stato eretto in passato. Le diecimila pietre rimaste sul suolo, dopo il crollo, sono state scrupolosamente e pazientemente catalogate per essere successivamente riutilizzate per il restauro del duomo terminato nel 1995. La chiesa di Sant’Andrea, in stile romanico-gotico, venne consacrata nel 1338 dal patriarca di Aquileia, da cui dipendeva. L’esterno è arricchito da tre portali decorati mentre l’interno, una pianta a croce latina con navata unica, presenta affreschi del XIV secolo. Nel sagrato del duomo suggeriamo di visitare la cappella circolare di San Michele dove si trovano conservate cinque delle mummie rinvenute nel corso dei secoli e risalenti a diversi periodi storici che vanno dal Trecento all’Ottocento. Proseguendo lungo il percorso si incontrano poi il palazzo comunale con la sua torre, il palazzo Radiussi, la nobile residenza Orgnani-Martina e l’ex convento degli Agostiniani.

IL PANORAMA MOZZAFIATO INTORNO A VENZONE

Ma Venzone non è soltanto storia. Tutt’intorno al paese si trova un panorama meraviglioso costituito da montagne selvagge ed aspre, foreste ed alberi popolati da animali selvatici come caprioli, camosci e stambecchi. Inoltre il borgo strizza l’occhio a chi vuole passare giorni di riposo e di villeggiatura a contatto con la natura circostante. Da qui passa, infatti, la bellissima ciclovia Alpe Adria Radweg, una vera meraviglia per gli amanti del cicloturismo e della vacanza attiva. Si tratta di una arteria che collega l’isola di Grado a Salisburgo, attraverso le valli del Salzach e di Gastein. Le otto tappe, in cui sono suddivisi questi 415 chilometri con un dislivello di 2500 metri, si snodano attraverso un territorio ricco di borghi e di meraviglie naturali come quelli della Carinzia e del Friuli Venezia Giulia. La ciclabile è nata per merito dei progetti di cooperazione europea ed ha consentito di unire il territorio austriaco e quello italiano attraverso un programma di sostenibilità ambientale volto a ridurre l’impatto degli spostamenti sullo spazio circostante. La ciclovia consente di superare lo sbarramento naturale delle Alpi attraverso una rete ciclabile in grado di unire la parte centrale dell’Europa con il Mar Adriatico. Sia la parte austriaca che quella italiana del percorso sono costituite da strade sterrate o asfaltate poco frequentate ma il tratto riservato alla circolazione delle biciclette che si sviluppa sul nostro territorio ha la particolarità di costeggiare per molti chilometri la vecchia linea ferroviaria oramai dismessa.

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